Mercoledì 5 Settembre

Venezia 75
VOX LUX
di Brady Corbet
con Natalie Portman, Jude Law, Raffey Cassidy, Stacy Martin, Jennifer Ehle (Usa / 110’)

L’opera narra la vita della pop-star Celeste partendo dalla genesi dell’artista nel 1998 fino al 2017. Il film, scandito in capitoli con cesure nette su schermo nero, alterna scene più statiche ad altre più dinamiche, rese tali anche grazie al montaggio che crea un ritmo altalenante. Come già nell’opera precedente di Corbet “L’infanzia di un capo” (2015), la fotografia si avvale di toni oscuri, alternati a fugaci flash e brevi fasi di luce soffusa; anche il comparto audio ripropone analoghe soluzioni con frequenti inserti dissonanti che rendono il senso di inquietudine cui rinvia la storia narrata. La sceneggiatura, dopo un inizio decisamente d’impatto, riesce solo parzialmente a rendere il senso di persecuzione di Celeste: l’inquietante parallelismo che emerge nel finale tra spettacolo e terrorismo arriva debolmente allo spettatore. Ottima invece l’interpretazione dell’attrice protagonista Natalie Portman.

Venezia 75
AT ETERNITY’S GATE
Regia Julian Schnabel
Interpreti Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels Arestrup (Usa, Francia / 110’)

Un viaggio introspettivo nel mondo di Vincent Van Gogh relativo agli ultimi anni della sua vita. Uomo sempre più solo ed instabile, vittima delle proprie intime debolezze e della difficoltà nello stringere legami affettivi, riceve supporto unicamente dal fratello Thèo e dall’amico Gauguin. Lo stato d’animo del pittore è evidenziato da inquadrature volutamente rovesciate e instabili. Colpisce in particolare la fotografia, che sin dall’inizio svolta decisamente sulla dimensione soggettiva, sia alludendo al punto di vista del pittore che a quello del regista che ne traspone lo sguardo; si alternando toni soffusi e tinte vivaci, in un uso sapiente della luce. Come già con il Pasolini di Abel Ferrara, Willem Dafoe diviene Van Gogh con un’adesione al personaggio pressoché totale.

Fuori concorso
LES ESTIVANTS
di Valeria Bruni Tedeschi
con Valeria Bruni Tedeschi, Pierre Arditi, Valeria Golino, Noémie Lvovsky, Yolande Moreau, Laurent Stocker, Riccardo Scamarcio (Francia, Italia / 125’)

Un gruppo di villeggianti della ricca borghesia francese si riunisce per le vacanze estive nella villa di famiglia di alcuni di loro sulla Costa Azzurra. Da un clima iniziale di spensieratezza, pian piano affiorano antichi conflitti, questioni non risolte, rapporti di potere con il personale di servizio. Illusoria la sensazione di potersi estraniare dal mondo esterno in un ambiente che pare addormentarsi in una quiete mortale. Evidente la ricerca dei simbolismi di cui si permea l’intero racconto, esplicitati anche da diverse scene oniriche o vagamente surreali. Purtroppo, malgrado la buona recitazione di tutti gli attori (di rilievo il cast), al film manca la lievità cui avrebbe aspirato la Bruni Tedeschi e che le fa tentare un poco indovinato finale esplicitamente felliniano. Interessante l’allusione continua al tema della morte (delle relazioni, ma anche degli stessi personaggi); il timore irriso e sottovalutato, ma sempre sullo sfondo, dell’intrusione dei cinghiali è metafora fin troppo chiara dell’invasione di un mondo in via di dissoluzione.

Settimana della Critica
TI IMAŠ NOĆ / YOU HAVE THE NIGHT
di Ivan Salatic
con Ivana Vukovic, Momo Picuric, Luka Petrone
(Montenegro, Serbia, Qatar / 82’)

“Io non ho più niente, tu hai la notte”: con questa battuta il film si chiude e da il titolo all’opera intera. Sono le parole che il più anziano dei personaggi che vivono in ciò che resta della cittadina portuale di Bijela, nel Montenegro, lascia in eredità al giovane Luka, che si avvia verso la foresta dando le spalle al mare. Sanja, la giovane protagonista, torna a casa dopo aver lasciato a Genova la nave in cui ha avuto l’ultimo impiego. Inquadrature, uso del colore sempre sui toni freddi, colonna sonora minimale, tutto esprime sottrazione, mancanza, marginalità, guasto che non si riesce a riparare. Il progetto occupazionale e di sviluppo esploso con il porto di Bijela negli anni di Tito, ora implode e, con la globalizzazione, smembra e vende a pezzi, con le banchine del porto, anche la vita delle persone. Dolente, tragico, necessario in questa Europa delle contraddizioni. Esigente con lo spettatore.

Orizzonti
JINPA
Regia Pema Tseden
Interpreti Jinpa, Genden Phuntsok, Sonam Wangmo / Cina / 86’

Jinpa è un camionista che viaggia per le strade del deserto tibetano. Sul cammino incontra un misterioso viandante, suo omonimo, a cui decide di dare un passaggio. Il viaggio inizia così a prendere un’altra direzione… Lunghe Inquadrature, tipiche del cinema orientale, caratterizzano la narrazione. L’uso del formato 4:3 permette inquadrature in cui risalta la simmetria e la duplicità del personaggio. Degni di nota fotografia e colonna sonora. Un’inaspettata versione tibetana di “O sole mio” che solo alla fine dell’opera, ritrova la sua forma originale napoletana, alludendo al percorso di risveglio che il protagonista riesce a completare.

Sconfini
MAGIC LANTERN
di Amir Naderi
con Monk Serrell-Freed, Sophie Lane Curtis, Robert Beltran, Jacqueline Bisset (Usa / 93’)

Il giovane proiezionista Mitch sta caricando l’ultimo film su pellicola “Lanterna Magica” prima del fatidico passaggio al digitale. Inizia così un racconto onirico e fantastico di ricerca e vecchie nostalgie del passato. Ambizioso il progetto di Amir Naderi (“Monte” 2016, “Cut” 2014), ricco di simbologie importanti, come l’ex attrice madre adottiva della giovane dalle molteplici identità il cui fato è già deciso in maniera irreparabile, entrambe personificazione della Pellicola destinata a sparire. Disseminate anche piccole esche: il nome del negozietto vintage “Paper Moon” come l’omonimo film in bianco/nero del 1973, oggetti di vecchi set e scenografie demodè. In linea anche il commento sonoro, che alterna pezzi celebri divenuti dei classici della musica da film, suoni moderni che riportano al presente (lo squillo insistente del cellulare) e rumori ‘notturni’ che rintoccano allo scadere del tempo. Ne esce un prodotto intricato e intrigante dalle tinte nostalgiche e retrò: omaggio appassionato al cinema.

Best Of VR (Theatre Linear)
ISLE OF DOGS BEHIND THE SCENES
di Wes Anderson

Questo VR pone il suo pubblico all’interno del mondo in miniatura del film realizzato in stop motion dal regista stesso. Lo spettatore si trova ad ascoltare i vari protagonisti che raccontano del proprio ruolo e dell’esperienza cinematografica mentre tutto intorno la troupe lavora per poter creare l’animazione del film… peccato che anche questo corto (6 minuti) sia completamente in inglese.