Sabato 31 agosto. Quarta Giornata di Mostra

Venezia 76
JOKER
Di Todd Phillips
Con: Joaquin Phoenix, Robert De Niro.
USA/118’

Arthur Fleck, ultraquarantenne con disturbi mentali, si arrabatta per vivere facendo il clown per una agenzia scalcinata mentre sogna di diventare cabarettista. Vessato dalla vita e dalla società compie un gesto violento che innesca una terribile serie di eventi a catena mentre la sua mente sprofonda in un inferno di rivelazioni atroci e scelte via via più estreme. Uscendo dai canoni fumettistici, Todd Phillips (“Starsky & Hutch”, “Road Trip” e la trilogia di “Una notte da leoni”), a quattro mani con Scott Silver riscrive una genesi del villain più noto dei fumetti calcando molto su un’idea corrotta e senza speranza della società. La città assediata dai rifiuti urbani, la diffusa incapacità di generare empatia fra le persone, i danni di una politica tutta basata sull’abbattimento dei costi sociali, l’indifferenza verso gli emarginati, la rivolta sociale e la violenza in genere, diventano, secondo il regista, il terreno ideale per la genesi del Male nella sua più devastante irrazionalità. In più suggeriscono visioni ben poco serene per il prossimo futuro, perché anche se le scene e i costumi richiamano un immaginario temporale tra gli anni 70′ e gli ’80, è piuttosto chiaro che ci si riferisce all’oggi. A dare corpo e carne ai mostri interiori del personaggio principale è uno straordinario Joaquin Phoenix che piega letteralmente il suo fisico nella costruzione di una maschera tragica e inquietante quale difficilmente si è mai vista al Cinema. Senza nulla concedere allo spettatore il film usa un linguaggio duro, diretto, dove la brutalità e le esplosioni di violenza sono un continuo pugno nello stomaco e il commento sonoro ondeggia fra paurosi pad nelle zone del basso e citazioni irriverenti dalla canzone americana. Un gran bel prodotto cinematografico che per le sue caratteristiche così distanti dal mainstream potrebbe faticare a trovare una giusta collocazione tra i gusti del pubblico… e sarebbe un vero peccato.

Venezia 76
IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
Di Mario Martone
Con: Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe Gaudino.
Italia/115’

Nel Rione Sanità di Napoli tutte le ‘ingiustizie’, i regolamenti dei conti etc devono prima passare da Antonio Barracano, un malavitoso che ‘per vocazione’ sceglie di proteggere gli Ignoranti: vere vittime della Società. La storia evolve non appena entra in scena Santaniello, un uomo per bene che ha creato il suo capitale da solo e con un’etica del lavoro irremovibile e un grande senso di giustizia. La vicenda, che modernizza il celebre soggetto di Eduardo de Filippo del 1960, trova un’interessante chiave di lettura già dal suo Incipit dove alla sequenza della Moglie di Barracano, aggredita da uno dei due cani da guardia del Mafioso (quello chiamato, non a caso, Malavita) segue un’emblematica inquadratura del protagonista che dorme apparentemente sereno sotto una finestra aperta su Napoli scintillante nelle sue luci notturne. Solo più avanti, quando la signora Barracano verrà dimessa dall’ospedale, verrà pronunciata la sentenza di Antonio che invece che condannare il cane, accuserà la povera donna di essersi trovata nel momento e nel posto sbagliato. Convincenti Francesco Di Leva (Barracano) e Roberto De Francesco (il dottore) sulla cui interazione comincia e finisce l’intreccio. Mario Martone, ‘l’amore molesto’ (1995); ‘Noi credevamo’ (2010); ‘Il giovane favoloso’ (2014), mette in gioco nel mondo del cinema le sue capacità da regista teatrale ancora una volta creando scene plastiche dove i personaggi, tutti con un ruolo preciso e coerente per l’intero racconto, ruotano sempre attoro alla ‘figura Cristologica’ di Antonio Barracano. La recitazione è serrata, pochi silenzi o pause, proprio come nel teatro di Eduardo. Interessante scelta dei motivi musicali di accompagnamento: pezzi rap Napoletani contemporanei composti appositamente per il lungometraggio. L’opera si apre e si chiude in notturna. Resta il dubbio sull’integrità morale dei due nemici, ognuno emblema e rappresentante rispettivamente di Mafia e Legalità, fino alla fine. Assolutamente consigliato.

Fuori concorso
ADULTS IN THE ROOM
Di Costa Gavras
Con: Christos Loulis, Alexandros Bourdoumis, Ulrich Tukur, Daan Schuurmans, Josiane Pinson, Aurelien Recoing.
Francia, Grecia/124’

A partire dal libro-memoriale di Yanis Varoufakis: “Adults in the Room: My Battle With Europe’s Deep Establishment”, Costa-Gavras (“Z – l’orgia del potere”; “Music Box”; “Chiaro di donna”; “Missing – scomparso”), racconta con tremenda ironia la storia “nascosta” dietro le quinte del disastro finanziario greco. Sullo schermo un nutrito gruppo di attori, fra cui l’italiana Valeria Golino, interpreta i protagonisti di quella stagione politica europea dominata dalla Troika e dalle pressioni interne all’Eurogruppo, alla BCE e alla Commisione Ue per contrastare con ogni mezzo le proposte economiche del primo governo Tsipras per risolvere la questione del debito nazionale greco. Senza nascondere la propia partigianeria, il regista di Loutra-Iraias si fa beffe dei nomi cui erano (e in parte ancora sono) appesi i destini di milioni di cittadini europei imbastendo scene di gruppo dove la retorica del politichese e le incredibili giravolte tra colloqui informali e dichiarazioni ufficiali aumentano in un crescendo di drammatica ridicolaggine sino a sfociare in una azzeccata scena di balletto che smaschera, attraverso il teatro, l’ipocrisia celata dietro foto di rito, strette di mano, vertici e comunicati stampa. Una certa dilatazione dei tempi è necessaria per comprendere appieno lo svolgimento dei fatti e la complessità dei rapporti causa/effetto. Un film la cui visione è da consigliare vivamente.

Orizzonti
BIK ENEICH – UN FILS
di Medhdi M. Barsaoui
Con: Sami Bouajila, Najla Ben Abdallah, Youssef Khemiri, Noomene Hamda, Slah Msaddek, Med Ali Ben Jemaa.
Tunisia, Francia, Libano, Qatar/96’

Sulle note di una canzone araba hip-hop, i coniugi tunisini Fares e Meriem assieme al figlio Aziz, stanno viaggiando in macchina trascorrendo felicemente la vacanza nel paese di origine, quando accade la tragedia: un colpo di arma da fuoco durante uno scontro fra esercito e miliziani colpisce il piccolo Aziz. La grave ferita necessita un trapianto di fegato, possibile solo in caso di omogeneità sanguigna, ma quando i genitori si sottopongono al controllo del DNA per vedere chi può essere il donatore, vengono alla luce scottanti verità e scheletri nell’armadio. Il regista Mehdi M. Barsaoui, al suo primo lungometraggio, presenta mirabilmente un intreccio fra il quadro familiare di segreti taciuti e la complessità della situazione del nord-africa nell’anno 2011. Lo spettatore è trascinato in questo viaggio dove le difficoltà familiari, centro della vicenda e da tutti immediatamente comprensibili, fanno in realtà breccia sullo spaccato di un mondo arabo-mussulmano in lotta fra uno stile tradizionalista ed uno aperto ai canoni occidentali. Fra gli spunti offerti dal regista, anche il traffico di organi illecito in Libia. Il tutto sapientemente costruito con una fotografia nitida e pulita e frequenti passaggi dalle stanze chiuse dell’ospedale a riprese paesaggistiche in campo lungo. Fortissima la commozione del regista in sala a fine visione, ampliamente acclamata da una standing-ovation generale.

Biennale College Cinema
LESSONS OF LOVE
Di Chiara Campara
Con: Leonardo Lidi, Alice Torriani, Giovanni De Giorgi, Giancarlo Previati, Sebastiano Fumagalli.
Italia/79’

Yuri lavora con il padre, gestore di una piccola azienda casearia a conduzione familiare. La monotonia della sua routine tra stalla e pascoli viene interrotta dall’avvicinamento emotivo con una spogliarellista di un night club che spesso frequenta. Come si potranno legare due vite di mondi così differenti fra loro? Una serie di lunghe inquadrature sottolineano la ritualità di un lavoro strettamente a contatto con la natura, ma sono anche indice della pesantezza che può scaturirne. Si scorge nitidamente nel protagonista il desiderio di fuggire dalla ripetitività che la sua vita ha raggiunto, anche se non è mai in grado di prendere fino in fondo una decisione risolutiva. Forse il tasto che la regista ha voluto toccare con “Lessons of love” è proprio la difficoltà di riconoscere ed intraprendere la propria strada. Un prodotto comunque in grado di generare buoni spunti di riflessione.