Venezia 78 – Quarto Giorno; Sabato 4

Biennale College Cinema
LA TANA
di Beatrice Balduccci
Con: Irene Vetere, Lorenzo Aloi, Helene Nardini, Paolo Ricci, Elisa Di Eusanio, Federico Rosati (88′)

Giulio, diciott’anni, vive con la famiglia in un casale umbro circondato dalla natura. Nella villetta accanto, da tempo disabitata, arriva una strana ragazza appena più grande di lui. Ma lei è veramente strana. Classe 1993, Beatrice Baldacci, esordisce nel lungometraggio grazie al progetto finalista di Biennale College Cinema. La sua opera prima per il grande schermo ha il pregio di esplorare i fragili confini tra desiderio, amore, morte, in una storia che tocca il terreno scivolosissimo della convivenza con un malato neurologico. Quasi tutto il racconto procede attraverso le azioni dei giovani protagonisti con qualche ingenuità nella scrittura, nelle interpretazioni – anche delle parti di contorno – e nella gestione dei tempi. Appare, tuttavia, meritevole, il clima inquietante che caratterizza la prima parte del film, così come la scelta coerente di mantenere intatto il ricorso ad alcuni elementi simbolici ricorrenti (primi fra tutti i fiori che il ragazzo cura amorevolmente sin dalla prima inquadratura e che costituivano, un tempo, il piacere della madre di lei, nonché il suo viatico).

Orizzonti Extra
LA RAGAZZA HA VOLATO
di Wilma Labate
Con: Alma Noce, Luka Zunic, Rossana Mortara, Massimo Somaglino, Livia Rossi (93′)

Nadia è una quasi diciassettenne chiusa ed introversa che vive a Trieste con una famiglia fredda e poco comunicativa. Dopo un fugace rapporto non consenziente con un coetaneo, rimane incinta, ma sceglie di portare avanti la gravidanza contro il primo rifiuto da parte dei genitori e della sorella più grande. I nove mesi di gestazione e la nascita del piccolo che porta in grembo segneranno un insolito percorso di crescita. Regista, autrice di numerosi documentari e film (LA MIA GENERAZIONE, DOMENICA; SIGNORINAEFFE, ARRIVEDERCI SAIGON), Wilma Labate firma la sceneggiatura a “sei mani” con la collaborazione di Damiano e Fabio D’Innocenzo. Una terra di confine fa da scenario, non casuale, ad una storia che si muove su altrettanti confini: tra l’adolescenza e l’età adulta, tra la rinuncia e la scelta consapevole, tra l’incomunicabilità e la scoperta degli altri, tra l’affetto negato e l’amore che matura. In tutto questo si nota un maggiore peso delle figure femminili rispetto a quelle maschili che rimangono marginali, se non del tutto negative. Molto interessante la scelta di utilizzare il piano sequenza in molti punti del racconto. E ancora, dal punto di vista del linguaggio, si sottolinea la scelta di “illustrare” il contesto urbano in una luce grigia che riflette la freddezza sociale della prima parte, contro l’apertura del finale. Un film da rivedere sicuramente.

Orizzonti
AMIRA
di Mohamed Diab
Con: Saba Mubarak, Ali Suleiman, Tara Abboud, Waaled Zuaiter, Ziad Bakri, Suhaib Nashwan, Reem Talhami (98′)

Amira, palestinese, diciassette anni; figlia orgogliosa di un prigioniero combattente che l’ha concepita “a distanza” con la tecnica dell’inseminazione, scopre improvvisamente che la sua vita non è quella che ha sempre pensato. Regista egiziano e sceneggiatore di successo (ESHTEBACK e la serie MOON KNIGHT prodotta da Disney+ e Marvel), Mohamed Diab costruisce un racconto teso e complesso sul senso della famiglia, della paternità, della maternità e dei legami di sangue in un contesto fortemente caratterizzato da dinamiche xenofobe e profonde divisioni. Ne esce un film molto intenso e ben realizzato in tutte le sue parti, a partire da una solida sceneggiatura, per proseguire con un montaggio efficace dal ritmo incalzante, senza dimenticare un cast notevolmente integrato dalla prima all’ultima parte. Pregevole il ricorso al simbolo della “fotografia” come elemento collante fra le varie generazioni; un comune afflato nell’osservare e raccontare che fa da contraltare al ricorso alla segretezza, alla reclusione, alla protezione dallo scandalo. Il non raccontato tema di cronaca relativo alla pratica del “passaggio” di sperma dalle carceri dove sono reclusi gli uomini palestinesi alle loro spose all’esterno tramite la connivenza di tanti intermediari fa da sfondo ad una storia lacerante dove, ancora una volta, le vittime sono i più giovani. Giovani incolpevoli che crescono nell’odio come se questo fosse un carattere ereditario e non frutto di una scelta o percorso. Un ottimo film da Mostra che, ci auguriamo, possa essere favorevolmente accolto.

Orizzonti
CERZORKA
di Peter Kerekes
Con: Marjna Klimova, Iryna Kyriazeva, Lyuvov Vasylyna (93′)

Lesya, colpevole di omicidio passionale, deve scontare sette anni in carcere e ha appena partorito. Durante i tre anni successivi, il suo bambino cresce nel carcere condividendo gli spazi con gli altri bambini di donne detenute. Documentarista slovacco, Peter Kerekes, firma la sceneggiatura di questo lungometraggio in collaborazione con Ivan Ostrochovsky grazie ad un lungo percorso di scoperta e documentazione della realtà carceraria. Pur avendo utilizzato una attrice professionista per la parte della protagonista, il regista mette in scena storie reali e rappresenta una testimonianza autentica e collettiva delle donne e madri detenute riprese nella loro quotidianità. Decisamente toccante la delicatezza e il pudore utilizzati nel riprendere i momenti di condivisione madri-figli, le visite mediche prenatali, le interazioni con le guardie carcerarie (a loro volta semi-recluse); l’intimità straziante del momento di separazione dai figli alla scadenza dei tre anni concessi prima dell’affido ad un familiare o all’orfanotrofio. Pochissimi e discreti i movimenti di macchina, il regista sceglie quasi di “fotografare” le varie situazioni quasi interrompendo il tempo del racconto il altrettante “interviste” per restituire la dimensione di sospensione temporale che caratterizza la vita di reclusione. Un film intenso che merita una visione attenta.