FAR EAST 22: recensione film quarto giorno

In Concorso
MANCHURIAN TIGER 东北虎 (Dong Bei Hu)
Regia di Geng Jun
Interpreti Zhang Yu, Ma Li, Zhang Ziyong, Xu Gang, Guo Yue, Zhang Xun / Cina / 118’

Xu Dong, macchinista che lavora in miniera, tradisce ripetutamente la moglie con un’altra donna. Egli vive insieme alla moglie incinta e al suo cane, a cui è profondamente affezionato. Quando scopre che Ma Qianli, piccolo imprenditore edile coperto di debiti, ha tradito la sua fiducia uccidendo il cane e offrendolo per cena ai suoi creditori, emerge in Xu Dong l’istinto irrefrenabile di vendicarsi.
La narrazione procede con un ritmo lento scandito da lunghe inquadrature ben studiate. Il protagonista si trova spesso incorniciato da strutture geometriche quadrangolari o da sfondi a griglie, persino i suoi abiti in molte sequenze presentano fantasie a quadri che sembrano trattenerlo all’interno di un recinto; Xu dong si ritrova ad essere prigioniero di se stesso proprio come la Tigre della Manciuria, che vediamo in poche inquadrature, è prigioniera nella gabbia dello zoo. L’ambientazione è Hegnan nello Heilongjiang, città natale del regista dove prevalgono scenari innevati caratterizzati da sfumature di colori dai toni freddi. Cantieri, miniere, case diroccate e fabbriche compongono uno scenario solitario e desolato, che rispecchia la solitudine interiore dei personaggi nella storia. L’elemento che ricorre più spesso nella narrazione (a partire dall’incipit) è quello del cibo che viene smembrato a mano piuttosto che tagliato per essere poi mangiato. Lunghi silenzi rotti dal frantumarsi improvviso di oggetti caratterizzano la colonna sonora; i pochi temi musicali hanno una sonorità vagamente Jazz occidentale.
Questa black comedy trasporta lo spettatore nel mondo dai ritmi dilatati della cinematografia cinese. È un prodotto indubbiamente valido e interessate.

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