LAGŪNA – Sharunas Bartas

Con: Ina Marija Bartaite, Sharunas Bartas, Una Marija Bartaite, Bryan Ordonez Ruiz
(Lituania, Francia; 102′)

(Giornate degli Autori)

 

Sarunas e sua figlia minore, Una, si ritrovano a vivere, giorno dopo giorno in una laguna sulla costa del Messico dove scoprono piante, mangrovie e animali che popolano la laguna stessa, osservando come questi resistano agli uragani che di tanto in tanto colpiscono il posto. Insieme, ripercorrono le tracce della figlia maggiore di Sarunas, Ina Marija, scomparsa prematuramente, lasciando un vuoto nei loro cuori.
  
Bartas, che con profonda sincerità si mostra nella sua ricerca sul significato della vita, si conferma un sensibile autore del cinema contemporaneo. L’autore di Peace to Us in Our Dreams (2015) quasi mette in scena un sequel tematico, un’ode alla vita che pone allo spettatore le medesime questioni sul senso dell’esistenza, i legami familiari e la natura intorno alle quali il regista continua a interrogarsi nelle sue opere. Il racconto cinematografico è qui una forma di salvezza, il cinema diviene strumento per affrontare situazioni difficili e il dolore del lutto in una commovente meditazione sulla vita e sulla morte.

L’opera non si pone il quesito di etichettarsi, rimane “libera”, un ibrido indifferente alle regole della fiction o del documentario, quasi una etno-fiction in cui ognuno interpreta, con convinzione, se stesso.

La fotografia, decisamente curata in ogni singola inquadratura, ci restituisce delle sequenze nitide sia degli animali immersi nel loro habitat che degli umani, i quali, simmetricamente, si muovono nei medesimi spazi delle loro controparti ferine (le avventure che vivono padre e figlia tutti i giorni, il lavoro quotidiano degli abitanti del villaggio, i giochi tra Una e l’amico nella foresta). Interessante la scelta di non aggiungere musiche di sottofondo se non in una sola sequenza, dopo il passaggio dell’uragano, quasi a significare la ripresa della vita dopo il caos della tempesta.

Significativi e ben scanditi i pochi dialoghi, che spesso rimandano all’amarezza di una realtà svuotata o al rumoroso eco di qualcuno che non c’è più. Il racconto è un ciclico alternarsi, in un ordine consequenziale, di vita e morte; se le prime inquadrature comprendono gli uccelli in volo (immagine ricorrente e insistita anche nelle storie dei personaggi), vari dettagli di flora e fauna della laguna, l’affaticata tartaruga che depone uova, infine il b/n dell’ormai defunta Ina Marija che parla; specularmente il film si chiude, dopo la tempesta notturna, con la schiusa delle tartarughine in spiaggia che cercano di arrivare all’oceano, dettagli vari di flora e fauna della laguna e la piccola Una stesa in posizione fetale nella foresta che apre gli occhi non appena il padre, in voice-over, dichiara allo spettatore e alla figlia defunta che alla fine, anche se non si trova un vero e proprio senso nelle nostre azioni, ogni mattina l’umano si sveglierà “in questo amaro mondo”

Irene Sandroni

Lucrezia Bedini