Mercoledì 28 agosto – Prima giornata di Mostra

Venezia 76
LA VERITE’ (The Truth)
di Kore-eda Hirokazu
Con: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier.
Francia, Giappone; 106’

Anziana e bizzosa star del Cinema francese pubblica la sua biografia; sua figlia arriva con figlio attore e nipotina dall’America per scoprire quanto del suo passato è stato narrato nel libro. Nel frattempo si svolgono le riprese di un film che vede impegnata la donna in un ruolo secondario. Il giapponese Kore-eda Hirokazu, non nuovo a Venezia (lo avevamo conosciuto nel 1995 col bellissimo e dimenticato “Maboroshi no hikari” e poi nel 2017 con “The Third Murder”, dopo il trionfo a Cannes nel 2018 con “Un affare di famiglia”), quest’anno si guadagna addirittura l’ambita responsabilità di aprire la nuova edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. LA VERITE’ si apprezza come analisi divertita – e a tratti anche divertente – di un microcosmo familiare sospeso fra la realtà della vita e la finzione cinematografica (nonna Deneuve attrice in declino, figlia Binoche sceneggiatrice disillusa, genero Hawke attorino con problemi di alcolismo).
Il copione funziona come un meccanismo perfetto dove ogni minima parte contribuisce alla resa finale, compresa la prova di una giovanissima attrice il cui sguardo innocente fa da contraltare al gioco di finzioni via via disvelate. Il regista si muove benissimo negli spazi chiusi altoborghesi di una location affascinante quanto allusiva (il doppio riferimento alla prigione confinante con la proprietà è un chiaro richiamo alle gabbie emotive in cui si muovono i protagonisti), mentre i dolly che aprono e chiudono il film sui malinconici esterni del giardino rimandano ad uno “scioglimento” largamente anticipato, eppure gradevole nella sua lievità.
In definitiva un buon prodotto da mostra che potrebbe avere anche una buona accoglienza nel mercato.

Orizzonti
PELIKANBLUT(Pelikan Blood)
di Katrin Gebbe
con Nina Hoss, Katerina Lipovska, Adelia-Constance Giovanni Ocleppo.
Germania, Bulgaria; 121’

Quarantacinquenne single, addestratrice di cavalli e madre adottiva riesce ad ottenere l’adozione di un’altra bambina. Ma quest’ultima si rivela di difficile gestione a causa di comportamenti aggressivi incomprensibili e molto inquietanti. La regista tedesca Katrin Gebbe apre la competizione Orizzonti con una pellicola problematica dove il senso di maternità, la scoperta di un terribile rimosso infantile causa di una forte patologia anaffettiva, le tensioni familiari e il desiderio di normalità si associano al ricorso a riti pagani quali “ultima spiaggia” dopo che la scienza ufficiale non ha saputo fornire risposte adeguate. Suscita perplessità il ricorso all’immagine cristologica del pellicano che sacrifica se stesso per resuscitare i suoi pulcini morti, in un percorso narrativo che progressivamente e incomprensibilmente prende le distanze dall’allegoria di partenza per corteggiare altre simbologie legate al folklore del Nord Europa. Il ricorso ad una fotografia che predilige i toni freddi, ad effetti sonori stranianti in grado di “pilotare” la tensione degli spettatori, sposta continuamente la narrazione verso il linguaggio tipico del genere horror, tuttavia in questo caso siamo di fronte ad un prodotto ibrido che utilizza il “fantastico” per giustificare lo sforzo, a tratti irrazionale, con il quale una madre si adopera per proteggere l’oggetto del suo desiderio. Accoglienza fredda alla prima proiezione in una Sala Darsena insolitamente piena malgrado l’orario e il primo giorno di Mostra.