Venerdì 11 – ultima giornata

Orizzonti
NOWHERE SPECIAL
di Uberto Pasolini
con: James Norton, Daniel Lamont, Eileen O’Higgins
(Italia, Romania, Regno Unito – 96′)

Malato terminale, John occupa i suoi ultimi mesi di vita alla ricerca di una nuova famiglia per il figlio di 4 anni Michael. Ispirandosi ad una storia vera Uberto Pasolini, STILL LIFE (2013) riesce, senza cadere nella facile trappola del melenso a creare uno scenario piuttosto serio e parco dove il principale accento non è sulla malattia del padre (di cui si vede poco), ma sulla ricerca della perfetta famiglia surrogato dove andrà poi il piccolo Michael. La regia è sobria e anche le poche musiche della colonna sonora non risultano invadenti o emotivamente eccessive, pochi i dialoghi. Suggestivo come il tema della ricerca della famiglia perfetta, mostrato dalle numerose visite a varie idee di nucleo necessario per crescere un bambino, venga sottolineato dal lavoro umile di John: un lavavetri che tutti i giorni, per più volte è costretto a guardare dentro case, stanze e spaccati di varie vite di persone e famiglie. Meritata menzione d’onore al duo protagonista, estremamente espressivo e di grande impatto la notevole prova recitativa del piccolo Michael.

Fuori Concorso
RUN HIDE FIGHT
di Kyle Rankin
con: Thomas Jane, Radha Mitchell, Isabel May, Eli Brown, Olly Sholotan, Treat Williams, Barbara Crampton, Britton Sear, Cyrus Arnold, Catherine Davis, Joel Michaely
(USA – 109′)

Un gruppo di ragazzi armati attua una sparatoria da tempo pianificata all’interno di una scuola americana. Zoe, scampata per miracolo, si troverà a guidare i compagni verso la sopravvivenza e nonostante le varie opportunità di fuga, non si arrende, sentendosi responsabile della vita degli altri studenti rimasti prigionieri. Nel suo piano di salvataggio viene guidata dalla defunta madre, la quale nel corso del film le impartirà gli imperativi di correre, nascondersi, combattere (RUN HIDE FIGHT). Numerosi i temi trattati, che suggeriscono interessanti spunti di riflessione in più rispetto al semplice racconto di una tragica realtà del mondo americano. Il più classico di questi è sicuramente quello delle armi, viste come unica fonte di risoluzione ai vari problemi sia dagli attentatori, ragazzi con varie difficoltà e per questo socialmente emarginati da una società americana che non ha spazio per la riabilitazione, sia dalla protagonista, che non ha altra scelta se non affrontare gli antagonisti faccia a faccia. Molto attuale il riferimento ai social, sfruttati come piattaforma di diffusione dell’esibizionismo crudo e assolutamente alieni al mondo degli adulti i quali si mostrano fino alla fine incompetenti e incapaci, completamente inutili in un mondo sotto il totale controllo dei ragazzi. Interessante la resa scenica della difficile elaborazione del lutto da parte della protagonista: la madre, infatti, le apparirà sempre meno malata fino a che non se ne andrà completamente guarita e lasciando la figlia al primo e liberatorio pianto. Reiterata e insistente l’immagine del cervo morto, metafora del ribaltamento vittima-carnefice che sarà il fil rouge della vicenda. Non convince il finale.