Venerdì 30 agosto, Terza Giornata di Mostra

Venezia 76
J’ACCUSE
Di Roman Polanski
Con: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois.
Francia, Italia/126’

Nel 1894 il capitano francese Alfred Dreyfus è ingiustamente accusato di tradimento e condannato alla reclusione a vita nell’Isola del Diavolo. Il neo responsabile dei controspionaggio dello Stato Maggiore scopre, però, che i fatti non sono proprio aderenti alla realtà. Il pluripremiato regista di “Chinatown”; “Rosemary’s baby”; “Tess” e “Frantic”, solo per citare alcuni dei suoi successi, si cimenta con una grande produzione “in costume” riportando sullo schermo la vicenda giudiziaria che, al tempo, divise l’opinione pubblica francese spaccando la nazione fra innocentisti e colpevolisti nella prima celebrazione mediatica di massa per un “caso” da tribunale. Attraverso una accurata ricostruzione storica (il lavoro su scenografie, luci e costumi vale già i più che meritati applausi), Polanski gioca di fino con lo spettatore smaliziato imbastendo un grande film dove il Cinema si rivela in tutte le sue meraviglie a cominciare dalla componente attoriale, tutta di gran pregio (considerando che le molteplici parti di contorno sono affidate ad attori della Comédie Française). I pregevoli movimenti della macchina da presa contribuiscono a creare un affresco potente e mai lezioso, se mai tanto più significativo nella denuncia del fallimento della giustizia e delle spregevoli macchinazioni che il “potere” mette in atto per salvaguardare se stesso. Un film importante di un autore certamente discusso per le note vicende legate alla sua vita privata e tuttavia capace di stupire ancora una volta per la lucida capacità di imbastire racconti fascinosi e affascinanti.

Fuori concorso
SEBERG
Di Benedict Andrews
Con: Kristen Stewart, Jack O’Connell, Anthony Mackie, Vince Vaughn.
Usa/102′

Sul finire degli anni ’60 la giovane musa della Nouvelle Vague, l’americana Jeane Seberg, appoggia economicamente alcune iniziative legate ai movimenti per i diritti civili della popolazione di colore in USA. L’FBI la mette sotto tiro per screditarla al fine di contrastare con ogni mezzo il montante Black Power. Da una sceneggiatura a quattro mani di Joseph Shrapnel e Anna Waterhouse, Benedict Andrews, pluripremiato regista teatrale e operistico, confeziona un prodotto ibrido a metà fra biopic, finzione e film-denuncia. La confezione è di buona qualità, in generale, tuttavia si sottolinea qualche ingenuità nella costruzione dei personaggi e la stessa Kristen Stewart non appare totalmente a fuoco nella sua interpretazione.

Orizzonti
QIQIU (Balloon)
di Pema Tseden
Con: Sonan Wangmo, Jinpa, Yangshik Tso.
Cina/102’

La vita di una tranquilla famiglia di pastori tibetani viene scossa dall’ingenuo ritrovamento di un preservativo che, nelle mani di due fratellini diventa un simpatico passatempo, finchè un evento inaspettato non cambierà le sorti del racconto. La vicenda si apre per ‘gioco’ quando i bambini, guardando il mondo attraverso questi due strani palloncini, veicolano l’attenzione dello spettatore fin da subito sulla reale denuncia del regista: il forzato controllo delle nascite imposto dal governo cinese al popolo tibetano. La narrazione si snoda attraverso storie di personaggi che nel loro evolversi vivono la crisi del dualismo anima e carne, espresso molto bene anche dall’insistito parallelismo tra i coniugi protagonisti e la vita del loro gregge. Il regista Pema Tseden, già apprezzato a Venezia per ‘Jinpa’ (2018), non delude neppure questa volta e riesce a costruire un’esperienza di visione difficile ma estremamente ricca di significati. Una storia solo apparentemente semplice che cela un insieme di simboli e significati che vanno dalla succitata critica politico-sociale alle dinamiche di coppia; dalle istanze religiose alle concrete difficoltà quotidiane. Un film inconsueto di cui si sottolinea la ricchezza formale, ma anche la difficile decriptazione. Sicuramente da rivedere.

Biennale College Cinema
THE END OF LOVE
Di Keren Ben Rafael
Con: Judith Chemla, Arieh Worthalter, Lenny Dahan, Noémie Lvovsky, Bastien Bouillon, Joy Rieger, Gil Weiss.
Francia/90’

Julie e Yuval, giovane coppia con bimbo a Parigi. Quando lui deve tornare in Israele per il rinnovo del permesso di soggiorno e si trova bloccato in patria per questioni burocratiche, il menage familiare si sposta su Skype, ma l’illusione della ipercomunicazione si trasforma in breve in una causa di reciproco allontanamento. Il film finanziato con il bando Biennale College Cinema esplora le relazioni all’interno di una coppia messa di fronte alle reciproche esigenze e aspirazioni professionali scaturite anche dalle differenze del rispettivo background. L’involuzione e la disgregazione del rapporto amoroso procede man mano che la comunicazione si trasforma sempre più in atto dovuto piuttosto che desiderio condiviso, filtrata vieppiù dalle soggettive strette e dalle angolazioni sghembe che suggeriscono una visione da monitor portato qua e là… Una modalità di visione che necessariamente restituisce porzioni limitate di spazio e di “approfondimento” umano. Molto coinvolgente la prova attoriale del duo Judith Chemla, Arieh Worthalter.