Domenica 6 e Lunedì 7 – quarta e quinta giornata

Fuori Concorso
ASSANDIRA
di Salvatore Mereu
con: Gavino Ledda, Anna Koenig, Marco Zucca, Corrado Giannetti, Samuele Mei, Alessandro Pala (128′)

Il vecchio pastore Costantino è l’unica persona che può spiegare al magistrato inquirente cosa sia successo la notte prima, quando un incendio ha divorato l’agriturismo di suo figlio. Dal romanzo omonimo di Giulio Angioni, il regista sardo Salvatore Mereu (più volte a Venezia con lavori sempre originali e intensi: “Ballo a tre passi”; “Sonetàula”; “Bellas mariposas”), trae un dramma familiare sull’intricato viluppo della natura umana. Altrettanto potente la riflessione amara su quanto un’idea di imprenditoria legata al turismo stia brutalizzando non solo la terra dell’isola e le sue ricchezze del patrimonio culturale popolare, ma anche la semplice rappresentazione delle stesse in nome del facile guadagno. Lo sguardo del regista indaga, segue, svela piccoli particolari (insistente e significativo il ricorso al piano sequenza), scavando sempre più a fondo in una discesa della coscienza che è tanto confessione quanto disperato grido di indignazione e frustrazione nei confronti di una sistematica perdita dei valori (della dignità, della famiglia, degli affetti, delle radici). Gavino Ledda, l’autore di “Padre padrone”, dà il volto e la voce al protagonista. Un affresco tragico, intenso, di grande impatto.

Orizzonti
LA NUIT DES ROIS
di Philippe Lacôte
con: Koné Bakary, Steve Tientcheu, Rasmané Ouédraogo, Issaka Sawadogo, Digbeu Jean Cyrille, Abdoul Karim Konaté, Anzian Marcel, Laetitia Ky, Denis Lavant
(92′)

Quando il Dangoro (capo) si ammala, per mantenere l’equilibrio della propria Tribù, deve uccidersi così che possa essere scelto un nuovo Dangoro; così vorrebbe la tradizione, ma nella prigione di Maca, nel bel mezzo della giungla ivoriana, il carcerato ‘Barbanera’ non è affatto pronto a lasciare il suo posto di leader. Così, disperato, tenta di racimolare qualche ora in più di vita indicendo la tradizionale ‘notte del Racconto’ al sorgere della prima luna rossa. Vengono così scandite tre vite, legate indissolubilmente l’una all’altra: quella del temibile leader in cerca di pace, quella di un giovane ragazzo appena arrivato e designato come narratore e sacrificio della nottata (rinominato per questo ‘Romanzo’), e quella del personaggio reale, ma anche ‘mitizzato’ del racconto stesso: Zama King. Il regista Philippe Lacôte omaggia l’arte del narrare in tutte le sue forme, dal mito ad oggi, con allusioni che spaziano da Omero alle parabole cristiane, restando perfettamente in linea con la tradizione orale africana. Efficace in questo senso l’attenzione alla ritualità: dalle vestizioni, all’ordine in cui fare determinate azioni, al sacrificio dei tre protagonisti. Nulla sembra sottrarsi alla legge della Maca, dove le leggi di natura, dell’uomo e di Dio fluiscono. La sceneggiatura è ricca di elementi che rimandano e richiamano grandi temi classici e figure cristologiche. Ne esce un interessante ritratto della società ivoriana post-bellica.

Orizzonti
GUERRA E PACE
di Martina Parenti, Massimo D’Anolfi
con: Felix Rohner, Sabina Schärer
(Italia – 128′)

La buona ricostruzione di una guerra avviene soprattutto tramite le immagini: è cosi che in questo documentario vengono scandite diverse missioni del mondo militare viste sempre dal punto di vista dell’obiettivo cinematografico attraverso quattro capitoli divisi tra passato, presente e futuro. Si passa dalla scelta di ricostruire frammento per frammento il conflitto dell’invasione italiana in Libia del 1911, alla situazione contemporanea degli uffici dell’Unità di Crisi della Farnesina, per poi spostarsi nella scuola militare della Legione Straniera dove l’insegnamento di educazione alla lettura dell’immagine è sempre attenta a ‘celebrare’ nel giusto modo le azioni di guerra, sorprendendo lo spettatore nel restituire un’ immagine non stereotipata del corpo militare. Infine una breve raccolta di testimonianze da parti di alcuni sopravvissuti ai conflitti. Chiara la contrapposizione tra Pace e Guerra: si cerca di mostrare più dell’una, ma inevitabilmente si finisce col vedere le peggiori conseguenze dell’altra. Magistrale il lavoro di montaggio e post produzione a sottolineare ancora di più il grande legame Cinema – Guerra. Tutta l’opera è permeata da un grande valore morale, per evidenziare come una semplice immagine non è fine a se stessa, ma debba suscitare quei sentimenti che smuovono l’animo e ci permettono di meditare anche sui temi più estremi, come l’assenza della pace.