Martedì 8 – sesta giornata

Venezia 77
KHORSHID – I FIGLI DEL SOLE
di Felix Rohner, Sabina Schärer
con: Ali Nasirian, Javad Ezzati, Tannaz Tabatabaie, Rouhollah Zamani, Seyed Mohammad Mehdi Mousavi Fard, Shamila Shirzad, Abolfazl Shirzad, Mani Ghafouri, Safar Mohammadi, Ali Ghabesh
(Iran – 99′)

È la storia di Ali, un bambino iraniano di 12 anni, e la sua banda di piccoli vandali che ritrovandosi al soldo di un trafficante senza scrupoli, iniziano la ricerca di un tesoro nei sotterranei della scuola del Sole. Forte è la contrapposizione tra mondo dei bambini VS mondo degli adulti resa in maniera schietta e diretta dalla tensione dei bambini verso figure adulte e accentuata dall’assenza e incapacità genitoriale educativa, oppressiva e predatrice di innocenza. Il climax del racconto è espresso attraverso una regia che cura tutti i dettagli, dalla prevalenza di primi piani e inquadrature dall’alto a creare quadri plastici e allegorici, ad un uso della colonna sonora sempre evocativa, ma mai invadente. Interessante la personificazione dell’innocenza dei bambini con i piccioni chiusi in gabbia proprio dal mondo adulto. Esemplare la prova recitativa dei piccoli attori sempre estremamente espressivi e perfettamente in grado di gestire tutte le scene. Terribilmente realistica la sconfitta finale: la campanella suona in una scuola completamente vuota.

Orizzonti
LISTEN
di Ana Rocha de Sousa
con: Lúcia Moniz, Sophia Myles, Ruben Garcia, Maisie Sly, James Felner, Kiran Sonia Sawar, Lola & Kiki Weeks, Brian Bovell
(Regno Unito, Portogallo – 74′)

Bela e Jota, portoghesi a Londra vivono insieme ai loro tre figli, di cui una sorda, una lunga ed ardua battaglia contro i servizi sociali britannici, i quali insinuano l’inadeguatezza dei due nella gestione familiare. Dopo aver mosso l’accusa, i funzionari governativi avviano la procedura per l’affidamento forzato dei figli. E così LISTEN assume carattere imperativo e si configura come una richiesta di aiuto non solo da parte della bambina, ma soprattutto da parte dei suoi genitori, che si trovano intrappolati in un meccanismo di lotta, talvolta verbalmente violenta, contro lo Stato per vedere riconosciuto uno dei diritti naturali dell’uomo: essere genitore.
Molto apprezzate le doti interpretative dei giovani protagonisti, in grado di immedesimarsi in situazioni gravose, rendendole adeguatamente realistiche. La storia è immersa in colori freddi e dalle sfumature grigie, caratteristiche della periferia di Londra, ma anche espressione dello stato d’animo dei personaggi. Un film nato per sensibilizzare il pubblico al problema delle adozioni forzate, tuttora dibattuto in Gran Bretagna. Lasciano perplessi alcune scelte di regia, dal climax di una colonna sonora troppo ‘emotiva’, alla sceneggiatura manichea che porta lo spettatore a parteggiare per gli indiscussi ‘buoni della situazione’. Calorosa l’accoglienza da parte del pubblico in Sala Darsena.

Orizzonti
JENAYAT-E BI DEGHAT
di Shahram Mokri
con: Babak Karimi, Razieh Mansouri, Abolfazl Kahani, Mohammad Sareban, Adel Yaraghi, Mahmoud Behraznia
(Iran – 139′)

Ispirandosi all’incendio doloso appiccato al Cinema Rex di Abadan nel 1977, fattore scatenante della rivoluzione islamica iraniana, la storia destruttura i movimenti precedenti l’attacco fondendo insieme realtà e finzione scenica. Il racconto si costruisce su diversi piani narrativi distinguibili unicamente dall’uso di colori prevalenti: freddi per rappresentare la realtà, caldi per il film proiettato al momento del massacro, b/n per la proiezione nella proiezione . La tripartizione regge un ritmo serrato fino alle ultime inquadrature dove i piani confluiscono l’uno nell’altro. Perfettamente in linea con la sceneggiatura labirintica e contorta è la scelta di regia di far prevalere movimenti di macchina a spalla che seguono instabili i personaggi precludendo allo spettatore tutta l’azione dell’intera scena e lasciandolo quindi confuso e disorientato fino all’ultimo secondo. Molte e oniriche le suggestioni e le allegorie, geniale il collegamento tra il mito classico del giovane Prometeo e la rilettura di una natività distorta dall’uomo post-contemporaneo. Numerosissimi gli interrogativi che sembrano essere elusi dagli elementi fantastici, quasi magici propri del cinema, vero e unico punto fermo per tutta la pellicola; fondamentali a tal proposito le battute lette dal libro sovversivo che il protagonista porta con se: ‘io racconto solamente, siete voi che giudicate’. Molto complesso, da vedere fino alla fine per poterlo apprezzare