Mercoledì 9 – settima giornata

Venezia 77
DOROGIE TOVARISCHI!
di Andrei Konchalovsky
con: Julia Vysotskaya, Vladislav Komarov, Andrei Gusev, Yulia Burova, Sergei Erlish
(Russia – 120′)

Unione Sovietica, 1962. Liudmila, membro del consiglio locale del PCUS, affronta il problema delle proteste degli operai all’interno della fabbrica di locomotive nella città di Novocherkassk, in cui è impiegata anche sua figlia Svetka. La situazione degenera quando la protesta si trasforma in rivolta, con l’intervento dell’esercito che apre il fuoco sui manifestanti, provocando una strage. I dirigenti del partito impongono il segreto sui fatti, attraverso minacce e intimidazioni. Nei tumulti, però, risulta dispersa anche Svetka, che ha partecipato attivamente alla contestazione, nonostante i divieti della madre. Liudmila si trova così combattuta tra l’amore per la figlia e la sua disperata ricerca, e l’obbedienza al partito. La scelta stilistica del bianco e nero e del formato 4:3 richiamano appieno le caratteristiche del cinema sovietico, e si completa con la colonna sonora costituita da musica della propaganda comunista, che guida lo spettatore alla consapevolezza della contraddizione che il regime porta con sé. Konchalovsky, già conosciuto a Venezia fin dagli anni ’60 e tre volte vincitore del Leone d’argento, si riconferma valido portavoce delle istanze inespresse del suo popolo.

Venezia 77
NOTTURNO
di Gianfranco Rosi
(Italia, Francia, Germania – 100′)

Girato nel corso di tre anni NOTTURNO propone una rilettura documentaristica di quello che è rimasto oggi di alcune zone di guerra del medio oriente. Il titolo del film allude al periodo che queste zone vivono da dopo la caduta dell’Impero Ottomano mettendo insieme scorci di paesaggi urbani e selvaggi, immagini di pazienti psichiatrici che preparano uno spettacolo teatrale, racconti di bambini riusciti a sopravvivere ai campi di prigionia ISIS, la quotidianità di un bambino che provvede al sostentamento della propria famiglia… Il regista Gianfranco Rosi, già vincitore per il Miglior Documentario della sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema con BELOW SEA LEVEL (2008), vincitore del Leone D’oro al Miglior Film per SACRO GRÀ e candidato agli Oscar al miglior documentario con FUOCOAMMARE (2016), racconta con l’ausilio di campi prevalentemente lunghi e lunghissimi e una cura ammirevole della fotografia uno scenario di desolazione e distruzione. L’assenza di musiche extradiegetiche conferisce all’opera grande sobrietà, fino alle sequenze finali dove una voce femminile intona una canzone tradizionale per accompagnare i primi piani dei pazienti-attori alle prese con le ultime scene delle prove generali di un’opera teatrale che rappresenterà proprio la storia di un popolo passato da un potere all’altro dimenticato da tutti, anche da Dio. Commovente l’ultima inquadratura: primo piano del bambino che si sveglia all’alba di un nuovo, grigio giorno per andare ad aiutare i  cacciatori a raccogliere le prede, per 5 dollari al giorno.

Orizzonti
BU ZHI BU XIU
di Jing Wang
con: White K, Miao Miao, Songwen Zhang, Yang Song
(Cina – 115′)

Basato sulla vera vicenda di Han Dong, ragazzo non laureato di 26 anni, che sogna di diventare giornalista per poter dire la sua. La storia denuncia la discriminazione cinese, legalizzata tra il 1995 e il 2010, nei confronti degli affetti da Epatite B. Da qui il dilemma etico proprio del mestiere: divulgare notizie vere senza chiedersi se sia giusto o meno esporre dei civili senza scelta alla tempesta mediatica o fermarsi un momento per esprimere un giudizio qualitativo assennato e scegliere moralmente di fare la cosa giusta? Stupisce la tematica inaspettata fortemente radicata nel contesto sociale cinese dei primi anni 2000, che viene rappresentata sul grande schermo con linguaggi cinematografici propri del cinema occidentale, segno che la denuncia sull’accaduto debba arrivare proprio a tutti, senza però tradire l’anima tradizionale del cinema cinese: la commistione dello stile estremamente realistico del docufilm con gli elementi fantastici e surreali rimandano alle tecniche del regista Jia Zhang-ke (tra i produttori di questo lungometraggio), vincitore del Leone D’Oro con STILL LIFE (2006), che lo stesso Jing Wang dichiara di osservare come modello d’ispirazione.È proprio grazie a lui, infatti, che il regista ha iniziato il suo percorso nel mondo del cinema.

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