INNOCENCE di Guy Davidi

Danimarca, Israele, Finlandia, Islanda (100’)

(Orizzonti)

A raccontarci come l’esercito e le forze armate in generale vengono considerati all’interno della società israeliana contemporanea sono proprio le voci di alcuni giovani soldati, che da piccoli hanno provato a resistere all’arruolamento, ma poi hanno ceduto, sono entrati nell’esercito e sono morti in servizio.

Dall’unione del genere documentaristico con quello della fiction emerge l’amara visione del regista Guy Davidi sull’Innocenza, tipica dell’infanzia, che dà il titolo al film: in una società militarizzata come quella israeliana essa viene lentamente distorta e abbattuta, con la tragica complicità dei genitori e della loro della paura di non riuscire a proteggere i figli, nella trappola del perenne conflitto israelo-palestinese.

Durante la visione ascoltiamo la lettura di pagine tratte dai diari dei giovani soldati prematuramente scomparsi, mentre scorrono le immagini dei momenti della loro infanzia e giovinezza, dalla scuola materna fino alle esercitazioni pre-militari, all’arruolamento e al Giuramento; frammenti di vite trascorse costantemente a contatto con argomenti, disegni, attività e oggetti legati alla guerra, alle armi, alla necessità di difendersi e di saper uccidere “il terrorista” per sopravvivere.

Le maestre con vivo orgoglio invitano i bambini a disegnare armi e carri armati, ma le voci adulte dei soldati sono in costante contrappunto, hanno toni accorati e parole drammatiche, come testamenti che invitano a sostituire l’odio e la paura con la passione e i sogni.

Si alternano spezzoni in Super 8, VHS e girato documentale, in un mix non sempre facile da seguire, ma comunque di forte impatto per la drammatica importanza della denuncia.