DOGMAN di Luc Besson

Con Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick, Grace Palma

(Francia)

(114’)

(Venezia 80)

Cresciuto in un ambiente violento, rinchiuso in una gabbia per cani e dopo tante esperienze in istituti per minori abbandonati, Doug sviluppa una personale comunicazione con i cani. Da un certo punto in poi saranno loro la sua famiglia e i suoi angeli custodi.

Il regista francese che più strizza l’occhio alla cinematografia d’oltreoceano (Le Grand Bleu – 1988, Nikita – 1990, Léon – 1994, Il Quinto Elemento – 1997, Lucy – 2014), qui anche sceneggiatore, si ispira in parte a un fatto di cronaca e a una citazione di Alphonse de Lamartine per costruire una fabula nera e commovente incentrata sulle vicissitudini di un antieroe. L’immaginario contemporaneo del giustiziere si colora di elementi quali l’handicap fisico, il travestitismo e una inaspettata fiducia nelle possibilità dell’amore, che pure gli è stato più volte negato. Da sottolineare l’elemento salvifico del teatro e della recitazione. Dal punto di vista del linguaggio si rimarca l’uso significativo di luci, ambienti e fotografia per suggerire i vari stati d’animo del protagonista, mentre l’uso prevalente del primo piano crea empatia tra spettatore e personaggio. Il racconto procede in modo non lineare disvelando gradualmente particolari grazie all’utilizzo del flashback.
Ancora una volta si conferma l’efficace sodalizio con Eric Serra per la colonna sonora, che vede, tra l’altro, inseriti celebri brani della canzone francese e non solo che sottolineano momenti particolarmente significativi, come nella sequenza in cui Caleb Landry Jones interpreta in modo struggente La Foule di Edith Piaf.
Nell’economia del racconto sono ricorrenti i temi della fede e della religiosità, ambivalenti fonti di violenza e dolore nell’accezione negativa e di amore e speranza in quella più positiva.

Raffaele Piccirillo

Irene Ancora

Anna Sandroni

Alberto Piastrellini