ORIGIN di Ava DuVernay

Con Aunjanue Ellis-Taylor, Jon Bernthal, Vera Farmiga, Niecy Nash-Betts, Audra McDonald, Nick Offerman, Connie Nielsen

(Usa)

(135’)

(Venezia 80)

Accettando di approfondire le implicazioni dell’ennesimo omicidio a sfondo razziale ai danni di un afroamericano, il premio Pulitzer Isabel Wilkerson mette a fuoco una nuova definizione di “razzismo”, sganciata dall’appartenenza etnica e dipendente dall’istituzione delle caste.
Origin, della regista afroamericana Ava DuVernay (Selma – 2014), la prima a concorrere per il Leone d’Oro a Venezia, costruisce un biopic sul periodo di elaborazione del saggio omonimo della giornalista, scrivendo una sceneggiatura che abbraccia più livelli temporali, fino alla rievocazione della tratta degli schiavi e all’istituzione delle caste in India.
La vicenda biografica della Wilkerson in un periodo attraversato da importanti lutti familiari, si interseca con la messa a punto della sua tesi, inizialmente solo intuita, ed è occasione cinematografica di diversi indizi narrativi: se la reiterata difficoltà iniziale di spiegarsi richiama la fatica di uscire dagli stereotipi consolidati per scandagliare nuovi percorsi, i guasti e i danni della casa che la protagonista vorrebbe ignorare o rimuovere sono metafora dell’importanza di riparare e migliorare il proprio habitat…
Qualche eccesso di verbosità nei dialoghi penalizza il ritmo narrativo e rende alcune sequenze eccessivamente didascaliche, complice anche una colonna sonora talvolta invadente.
Opera importante. Una interpretazione del razzismo a molti sconosciuta .