ZIELONA GRANICA (GREEN BORDER) di Agnieszka Holland

Con Jalal Altawil, Maja Ostaszewska, Tomasz Włosok, Behi Djanati Atai, Mohamad Al Rashi, Dalia Naous

(Polonia, Repubblica Ceca, Francia, Belgio)

(147’)

(Venezia 80)

2021. Le storie di una famiglia di rifugiati siriani, di una insegnante di inglese afghana, di una psicologa polacca, di un soldato di frontiera anch’egli polacco e di alcuni attivisti per i diritti civili si intrecciano e si sovrappongono nella zona di confine tra Polonia e Bielorussia (il green border del titolo).
Il racconto, duro, drammatico, intenso come un film di guerra, è suddiviso in capitoli, ognuno dedicato a ciascuno dei gruppi/ruoli coinvolti nella vicenda, tranne uno dedicato ad un personaggio-chiave.
La narrazione, però, in breve converge su un’unica storia in cui sono ben definite e nette le distinzioni tra vittime e carnefici, ruoli spesso delineati da necessità e paure costruite altrove, attraverso gli scenari geopolitici mondiali.
Alcuni, tra cui i più giovani, saranno in grado di scavalcare le barriere facendo da traino verso un possibile cambiamento.
Il confine tra punti di vista polarizzati è sottolineato dal bianco e nero, così come la speranza di un cambiamento viene veicolata attraverso un prefinale musicale “rappato” con camera look di alcuni giovani che interpellano così gli spettatori.
Un film necessario. Un atto di accusa all’Europa che non fa sconti.